Gli squeri tradizionali sono di regola costituiti da uno scoperto di terra battuta digradante verso l’acqua per il varo e alaggio delle imbarcazioni, mentre le costruzioni si svolgono all’interno di una teza (capannone ligneo, impostato su pilastri di cotto), talvolta associata ad un piano superiore destinato ad abitazione dello squerariol.
L’attenta conservazione di questi ormai rarissimi manufatti di ‘archeologia produttiva’ e di notevole pregio etnografico-ambientale, stenta ancor oggi a maturare fra le priorità degli organi di tutela e dell’amministra-zione locale: dieci anni or sono uno degli ultimi scali d’impianto secentesco, documentato in un pregevole bassorilievo marmoreo che orna la tomba di famiglia degli squerariòli Michiel e Anzolo Casal in San Michele in isola – pur sottoposto al vincolo delle legge 1497/1939 sulla “protezione delle bellezze naturali e panoramiche” – è stato pesantemente snaturato da una platea di cemento e da una rigida ‘banchina portuale’ fronte canale.