La Famiglia Battistin

La famiglia Battistin trova le proprie origini nello zoldano e giunge a Venezia nel ‘700, quando l’apporto delle maestranze bellunesi / cadorine nelle file degli squerariòli veneziani era tanto massiccio quanto abituale.

I primi rappresentanti di tale famiglia a figurare nel capitolo generale dell’arte degli squerariòli (documento del 4 febbraio 1787 conservato presso l’Archivio di Stato di Venezia) risultano essere Paolo e Valentin, i quali ricoprivano il ruolo di lavoranti.

Quasi un secolo più tardi, e più precisamente nel 1869, in un altro documento d’archivio troviamo il nome di Andrea Battistin, titolare dello “squèro da sotil” ubicato nei pressi dell’attuale ponte degli Ormesini, nel sestiere di Cannaregio, alla confluenza tra l’omonimo rio, e quello Farsetti detto anche “rio Morto”. Tale squero, nel quale lavoravano oltre al proprietario, 2 lavoranti ed 1 garzone, scomparve agli inizi del secolo scorso a causa dell’interramento del succitato canale imposto per motivi urbanistici.

All’inizio del ‘900 Matteo Battistin lavorava presso lo squèro Casal ai Servi (il più prestigioso dell’epoca), mentre suo figlio Antonio, dopo un periodo alle dipendenze di Anzoleto Casal, presso lo squero agli Ognissanti, all’incirca verso il 1920 decide di mettersi in proprio avviando lo squero all’Anconeta (Cannaregio) che dal 1962 verrà gestito dai figli Aristide ed Alcide.

In società fino alla dipartita di Aristide avvenuta nel 1997, Alcide continuerà da solo l’attività per alcuni mesi fino a quando, dopo il raggiungimento dell’età pensionabile, nel 1998 decise di chiudere definitivamente lo squero interrompendo, in questo modo, l’antica attività famigliare.

Le motivazioni che lo spinsero, con rammarico, a prendere tale dolorosa decisione, vanno ricercate sia nel disinteresse dimostrato da molti giovani apprendisti, da lui avviati al lavoro, a continuare su tale strada, sia nell’impossibilità odierna di reperire, ed in alcuni casi anche il divieto di utilizzare, i più elementari materiali che erano alla base di tale antico mestiere come ad esempio la pece navale e la stoppa di canapa (occorrenti per la calafatura degli scafi) o la canna palustre (utilizza da secoli per la piegatura dei lagnami), oltre soprattutto al declino al quale è andata incontro la cantieristica tradizionale veneziana a causa dall’avvento delle nuove tipologie di natanti in vetroresina.