La peata è da sempre la vera barca da carico della laguna di Venezia, e la sua struttura è rimasta inalterata nel tempo.
Nella sua capace stiva ha trasportato, per secoli, tutto ciò che necessitava per la costruzione e l’esistenza della città e del suo estuario.
Per svolgere a pieno questo suo importante compito, la peata aveva una struttura (fondo piatto, fianchi arrotondati, corpo centrale parallelo per più di metà della sua lunghezza oltre alla piatta prua e alla poppa senza slanci) che gli permetteva di sfruttare al massimo il volume destinato al carico, sempre però necessariamente entro i limiti di un pescaggio limitato, visti i bassi fondali lagunari che doveva affrontare.
Di norma, questo pesante ed impegnativo natante, era sospinta da solo due vogatori posizionati il primo sulla coperta di poppa (il quale aveva anche il compito di direzionare l’imbarcazione spostando con il piede l’asta del timone), ed il secondo su quella di prora. Gli eventuali vogatori intermedi, sempre posizionati sulla sua coperta, appoggiavano i lunghi remi su un particolare tipo di scalmo di legno basso e incàvo denominato “vogarisso”. Spesso, quando la larghezza del rio non permetteva di vogare, il “peater” la spingeva puntando il lungo remo sul fondo del canale, facendola avanzare camminando lentamente da prua a poppa, e ripetendo tale manovra per decine di volte.
Oggi questa antica imbarcazione è del tutto scomparsa, soppiantata da grandi ed anonime imbarcazioni in vetroresina munite di potenti motori.
L‘ultima, di cui abbiamo memoria, è stata costruita nel cantiere di Burano del maestro d’ascia Agostino Amadi agli inizi degli anni 70 dello scorso secolo.