Ritrovamenti

San Marco in Boccalama.

Nel passato la laguna di Venezia aveva molte isole con monasteri progressivamente scomparsi a causa di erosioni o mutare delle correnti lasciando tracce solo sui documenti d’archivio. Le ricerche effettuate tra il 1966 e il 1969 da Ernesto Canal hanno consentito di ritrovare l’antico insediamento non lontano da dove sfociava il Brenta fra le Motte di Volpego, a est del canale Malamocco-Marghera e il canale Campanella. L’antico monastero edificato nel 1013 sui resti di una già preesistente chiesa, era punto di ricovero per le barche commerciali e da pesca oltre a ospitare nel suo cimitero le sepolture degli appestati. Le ricerche archeologiche fecero una inattesa e sensazionale scoperta, sul fondo melmoso giacevano due relitti deliberatamente posizionati e ancorati da una lunga serie di pali allo scopo di proteggere l’isola dall’erosione delle acque. Sappiamo che lo Stato destinava le navi non più utilizzabili a conventi e isole o per opere di bonifica dopo aver recuperato le strutture superiori e tutta la parte metallica.

La Rascona.

Il primo relitto di m. 24×6 appartiene a una rascona, imbarcazione da trasporto che veniva utilizzata per la navigazione fluviale e lagunare, ma che poteva percorrere anche brevi tratti di mare per passare da una foce fluviale all’altra. In questo tipo di imbarcazione, la poppa e la prua erano slanciate verso l’alto, quasi uguali l’una all’altra. Caratteristica era la leggerezza che le consentiva anche con una lunghezza notevole, di limitare il pescaggio a un  metro, fattore fondamentale su bassi fondali. Le rascone erano molto attive nel trasporto dei cereali lungo il Po sino a Mantova e Pavia arrivando anche a Milano lungo i navigli. Se c’era vento si spostava con una vela al terzo sita a prua e con una piccola vela di mezzana; altrimenti, come i burchi, veniva trainata da cavalli. A poppa un casotto con tettuccio semicircolare serviva per il riparo dell’equipaggio. Sebbene in forte decadenza nel 1867 a Venezia risultavano registrate ancora 80 rascone.

La Galea.

Il secondo relitto è lo scafo di una galea di m. 38×5 ottimamente conservata e sulla parte interna di prua, si scoprì un graffito raffigurante una galea triremi probabilmente eseguito in fase di costruzione. Era la regina dei mari medievali; questo tipo di natante dotato di propulsione remiera e velica, ha dominato il Mediterraneo nei secoli dopo il mille. Semplicità, rapidità, versatilità e convenienza economica furono alcune delle cause del suo successo, costruita nell’efficentissima catena di montaggio che era la fabbrica di Stato: l’Arsenale.

Nelle sue molte varianti, fu impiegata nei conflitti ma anche e principalmente per i trasporti commerciali o di scorta, aveva uno scafo lungo e stretto con un basso pescaggio, ideale sia nelle acque poco profonde della laguna veneta che nell’evitare le insidie degli scogli. Lo scafo era adibito alle merci di valore, la coperta debordante sui lati era principalmente occupata dai banchi di voga dove gli uomini vi vivevano riparati da un grande tiemo. I vogatori erano mediamente 150 e all’imbarco erano forniti di armi per contrastare eventuali incursioni piratesche, garantendo una certa sicurezza ai trasporti. Inizialmente ogni banco prevedeva l’impiego di due uomini ma, durante i secoli centrali del medioevo questi salirono a tre.

Con il passare dei secoli e il mutare delle esigenze, le galee divennero sempre più grandi sino a raggiungere una lunghezza di circa 50 metri. I primi segni del suo declino coincidono con la fine del XVI secolo quando cominciò ad essere sostituita dai più economici e manovrabili galeoni, molto più adatti alle attraversate oceaniche.

L’esemplare rinvenuto a San Marco in Boccalama rappresenta un unicum in quanto non esistono analoghi ritrovamenti in tutto il mondo.