Nella sua particolarità, la gondola va considerata alla stregua di una carrozza perciò, doveva fornire ai passeggeri riparo dalle intemperie quanto agli occhi indiscreti. Questa fu la funzione del fèlze, la caratteristica copertura quasi onnipresente dal Quattrocento sino al 1950 quando la gondola perse la funzione privata per passare a una turistica. L’etimologia è ancora oscura ma considerando che anticamente era solo un baldacchino di frasche (felci appunto) che permetteva un modesto riparo o dalla consimile voce longobarda “Filz” a identificare una coperta di feltro che verrà poi adottata per copertura.

I primi fèlze che ci tramandano i pittori vedutisti sono costituiti da due semplici archetti di legno uniti superiormente con listelli longitudinali su cui è posto un panno di tessuto colorato piuttosto pesante che poteva essere srotolato sui fianchi a maggior copertura. Nel 600 incomincia ad avere una struttura più compatta e pesante tale da ritenere che cominciasse ad essere parte integrante della gondola e non più riparo occasionale ed il panno presenta decorazioni policrome. Con l’evoluzione della gondola anche il fèlze si modificò profondamente aumentando sempre più il confort al passeggero sino ad assumere l’aspetto e funzione di una vera cabina. È nel 1700 che raggiunge la sua massima espressione costituito da una cabina che poteva essere all’occorrenza completamente chiusa. Anteriormente si accedeva da una porticina con finestra in vetro e oscurante a scomparsa, ai lati due ampie finestre in vetro e oscuranti apribili, internamente tendine, rivestimento in seta e un comodo divanetto per due persone. La struttura lignea normalmente in legno di noce poteva essere finemente intagliata, la volta superiore del tetto è in doghe di legno ricoperta da tela botana trattata con olio o pece per impermeabilizzarla e ricoperta da un panno nero detto Rascia o Rassa. All’esterno anteriore sinistro un particolare sistema di tre elementi (arma, santin, manina) costituiscono l’appoggio del Feral detto Codega forse dal olio usato per illuminare ricavato dalla cotica di maiale e serviva sia a segnalare di notte la presenza della gondola che per accompagnare il passeggero dopo lo sbarco. La gondola con il fèlze era considerata proprietà privata e costituiva area di immunità diplomatica per gli ambasciatori. Nonostante una legge emanata dai Provveditori alle Pompe imponesse il colore nero a mitigare l’eccessivo sfarzo esibito e la palese disparità sociale, la gondola con il suo fèlze conservava tutto il suo fascino creando confort e intimità pari a un piccolissimo salotto al riparo da intemperie e sguardi indiscreti.

Detto popolare:
Se pol star col masor governo (magistrale vogata del gondoliere)
freschi d’istà, caldi d’inverno.