La gatta.
Non mancavano i giochi crudeli come quello della gatta dove un popolano a faccia nuda e capo rasato cercava di uccidere a testate una gatta legata a mezzo il corpo al muro di un palazzo. Ai suoi tentativi l’animale si sarebbe difeso con gli artigli delle zampe lasciate libere.
Ciapa l’oca.
Meno cruento e più in sintonia con il carnevale era il gioco “ciapa l’oca”. Uomini seminudi spiccando una balzo dal ponte cercavano di acchiappare un’oca spenzolata a testa in giù fuori da una finestra sul canale. Che si riesca o meno nell’impresa, la caduta nel sottostante canale è assicurata.
Altri inseguono a nuoto e tentano di prendere delle anatre lasciate libere in canale.
El bisato in mastea.
Il gioco consiste nell’afferrare con i denti un’anguilla che nuota dentro una mastella d’acqua annerita con il nero di seppia. Alla già notevole difficoltà di riuscire nell’impresa c’è la beffa di andarsene via con il viso tutto intriso di nero.
Palo della cucagna.
Oltre alla nota versione di un palo in cima al quale venivano appesi dei premi, c’è la versione più veneziana di posizionare il premio all’estremità di un palo (generalmente un albero da vela) che sporge fuori bordo di una grossa barsa e dove malignamente si ungeva di grasso alla fine.
Corsa delle cariole.
Da sempre sia per il suo prestigio che per la conformazione stessa della città, a Venezia vigeva un servizio di raccolta rifiuti porta a porta svolto da personale munito di tromba e ingombranti cariole.
Nel 1751 alcuni burloni beffeggiando Cosmo e Gasparo deputati alla pulizia delle strade, li convinsero a gareggiare tra loro in destrezza e velocità percorrendo un tratto prestabilito lungo ponti e strette calli sino all’arrivo in campo Santa Maria Formosa dove il vincitore avrebbe riscosso un premio in vino e denaro. La sfida ebbe un tale consenso di pubblico che entrò a buon titolo tra i giochi di carnevale arrivando a corse con molti più contendenti tra ali di folla incitanti.