Dal 1162 al 1245, un toro e dodici maiali era il tributo che il Patriarca di Aquileia, il grande feudatario ecclesiastico che signoreggiava il Friuli e dieci dei suoi canonici, dovevano annualmente versare al Doge in seguito a una ribellione contro la Serenissima, ordita per il controllo delle saline di Grado. Toro e maiali, allegoria del Patriarca e dei suoi accoliti, venivano ogni anno formalmente condannati a morte dalla Magistratura Veneziana e la sentenza veniva eseguita il giovedì grasso in piazza San Marco mediante sbranamento da cani.

QuanCaccia ai tori a S.Polo, J.Heintzdo gli animali giacevano sfiniti venivano macellati e le loro carni distribuite. A decapitare il toro si incaricava un membro dell’Arte dei Becheri (i macellai) con un solo fendente dello spadone a due mani a dimostrazione della loro maestria.

La Caccia.
Si svolgeva solitamente in campo San Polo dove vecchi tori, ma anche buoi venivano lasciati liberi o tenuti per le corna con funi da uomini chiamati “Cortesani da toro” che davano prova di forza nel trattenerli mentre cani li aggredivano. A tal prova potevano partecipare anche le donne. Dopo tanto tumulto e le cornate subite finalmente intervenivano i macellai.
In campo delle Chiovere a San Giobbe, c’era una gran caccia annuale di ben cento tori offerta, per antica tradizione da una grande famiglia di macellai, i Cavagnis ai patrizi della famiglia Diedo.

Erano caccie incruenti dove, trionfava l’abilità dei “cortesani” che lottavano col toro tirando le corde legate alle corna mentre cani liberi tentavano di morderli alle orecchie e non sempre ne uscivano indenni dalla difesa del toro. In altre corride i ragazzi dell’arte dei becheri si esibivano alla fine, le teste venivano offerte in omaggio al cavaliere, le pelli allo scalco, trippe e frattaglie, all’Ospedale della Pietà. La carne andava a migliorare il vitto dei detenuti delle prigioni, Piombi, Pozzi, Ponte della Paglia con accompagnamento di riso e vino, che godessero un pò di carnevale anche loro.Altra caccia era quella dell’orso ma le modalità poco differivano.

Giostre e tornei.
Esibizioni di finte battaglie tra cavalieri, giostre di abilità con la lancia nell’infilare anelli su appositi supporti, tornei di tiro a segno con le balestre in particolari zone della città dette “Bersagli”. Vi erano anche finti assalti a fortezze allestite in legno per l’occasione oltre a finte battaglie navali con l’esibizione dei “Bombardieri”, offrivano sempre un gradito spettacolo. Alti giochi nei campi erano il gioco della palla e il gioco della rachetta, praticamente i precursori del calcio e del tennis.