l primo di cui si ha conosenza risale al 836 utilizzato già nelle cerimonie pubbliche dal Doge Pietro Tradonico, in seguito ricostruito e modificato ogni secolo. L’ultimo e più magnifico dei Bucintoro, venne commissionato dal Senato nel 1719 e ufficialmente inaugurato in occasione della Sensa nel 1729 dal Doge Alvise Mocenigo.
Il suo nome deriva dal veneziano Buzino d’oro (burcio d’oro) per la sua magnificenza e l’oro impiegato per le decorazioni. Il bucintoro era una prestigiosa e unica nave di rappresentanza per le funzioni di Stato della Repubblica di venezia, costruito su scafo di Galeazza lungo m. 34,80 alto 8,35 largo 7,30 con due ponti sovraposti. Sul ponte inferiore, erano sistemati 21 banchi per lato ogniuno con 4 vogatori per remo lungo m. 10,44. La voga ai remi, era esclusivo privilegio degli operai dell’Arsenale detti “Arsenalotti” per un totale di 42 remi e 168 vogatori, oltre alle riserve e ai 40 marinai per le manovre.
Il comando in navigazione era affidato all’Ammiraglio dell’Arsenale, che prendeva posto nel gabinetto laterale poppiero del ponte superiore, coadiuvato a prora dall’Ammiraglio del porto del Lido che verificava la rotta e da poppa, dall’Ammiraglio di Malamocco, che sovrintendeva al timone, mentre il pilota, saliva sul tetto del tiemo presso l’albero. Il ponte superiore era libero e formava una sala di m. 22,60 coperta da un grande tiemo a forma di botte sostenuto da cariatidi. La sala era riservata al Senato, le Magistrature oltre ad Ambasciatori e ospiti illustri. Vi erano 90 seggi in velluto rosso e 48 finestre protette da cristalli e tendine in seta.
Il Doge e gli Ambasciatori sedevano sul gabinetto di poppa che sovrastavano di 2 gradini la sala dei dignitari e alle spalle dal baldacchino di poppa estrema, uno sfarzoso drappo scendeva a lambire le acque. Sulla parte scoperta prodiera “La palmetta di prora” prendevano posto i Comandadori ducali con le insegne della Serenissima e i Proti dell’Arsenale. Alla prua estrema troneggiava la grande statua della Giustizia, il leone di San Marco e altri simboli. Fu costruito sotto la direzione del Proto Michele Stefano Conti e affidato allo scultore Antonio Corradini per le statue e gli intarsi, e sebbene l’Arsenale di Venezia fosse noto per la rapidità con cui realizzava le sue commesse, ci vollero 10 anni di lavori. Gli occupanti francesi, non paghi delle razzie d’opere d’arte, le distruzioni perpetrate ai simboli dell’ormai morente Repubblica, lo scioglimento delle corporazioni sociali e produttive al fine di fare terra bruciata ai sopraggiungenti austriaci, si macchiarono dell’ennesimo atto vandalico.
Il 9 Gennaio 1798 a colpi d’ascia ridussero statue e arredi in frantumi che, trasportati nell’isola di San Giorgio Maggiore vennero dati alle fiamme allo scopo di recuperare le preziose lamine d’oro. Il rogo durò 3 giorni e le ceneri, inviate a Milano al generale in capo Napoleone Bonaparte. Solo lo scafo fu risparmiato che privo del secondo ponte fu trasformato in batteria costiera armata di cannoni col nome di HYDRA e in seguito come prigione galleggiante. Ritornato in Arsenale dove era nato, rimase sino al 1824 anno della sua definitiva demolizione. Prima della scomparsa, fu possibile costruire un modellino in scala 1:10 conservato presso il Museo Storico Navale di Venezia assieme a qualche frammento scampato alla distruzione.
G.D.P.