Venezia non avendo sorgenti d’acqua dolce si doveva approvvigionare studiando un particolare accorgimento per la raccolta e filtraggio dell’acqua piovana per uso potabile.
Dalle medioevali cisterne si passò con decreto del Maggior Consiglio del 1322 alla costruzione di pozzi di raccolta. Per facilitare la raccolta dell’acqua piovana, il pozzo veniva ubicato nel mezzo di un campo o una corte, si procedeva ad uno scavo di circa sei metri a formare un serbatoio sotterraneo isolato al fondo e ai lati con la “Creta” che lo rendeva impermeabile alle infiltrazioni salate e riempito di sabbia di fiume di finezza diversa affinché l’acqua raccolta in superficie da quattro tombini in pietra d’Istria su piani convergenti defluisse alla canna del pozzo costruita in mattoni passando per la sabbia ove veniva filtrata e depurata.
Tutto il piazzale in superficie veniva ricoperto con masegni raccordati al resto della pavimentazione del campo o corte. La parte terminale che noi chiamiamo Vera da pozzo è ricavata da un blocco di pietra d’Istria, rialzata di uno o due gradini ove si nota un piccolo scavo a forma di ciotola per dissetare gli animali.
Tutte le Vere da pozzo venivano scolpite e molte decorate con le insegne delle famiglie patrizie o delle corporazioni che ne avevano fatto generoso dono alla collettività.