Figlio d’arte, Giovanni Giuponi – nasce a Venezia nell’ottobre 1910 – inizia il suo apprendistato giovanissimo nello squero paterno vicino all’arzere di Santa Marta, nei pressi dell’antico monastero di Santa Maria Mazor.
Morto novantunenne il 15 marzo 2002, costruì la sua ultima barca cinque anni prima, nell’inverno 1997: un filante mussìn commissionatogli da Mariuccia e Albino Busatto, che da allora lo conservano gelosamente quasi fosse un gioiello di famiglia; il mussìn è una delle numerose tipologie d’imbarcazioni tradizionali, da tempo scomparse, che Nino Giuponi volle riproporre, soprattutto fra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, assecondando la riscoperta dell’andar per acqua a remi sviluppatasi in laguna grazie alla Vogalonga: dalle balotine alla vipera, dalla batela a coa de gàmbaro alla barchéta da fresco. Accanto ai modelli desunti dalla tradizione Nino ne introdusse di nuovi, fra i quali vanno citati le ‘ammiraglie’ della Canottieri Querini e dell’Associazione Settemari, a disdotona e la diesona‘gondoloni’ che sono veri e propri capolavori di tecnica empirica, smontabili in tre sezioni e vogati rispettivamente da 18 e 10 rematori. La sua carriera professionale si è pertanto dipanata, senza soluzioni di continuità, per ben tre quarti di secolo, producendo centinaia di gondole, gondolini, bissone, galeoni da regata, ma anche yacht d’altura e motoscafi per l’Azienda comunale di navigazione lagunare, fra i quali il prototipo di uno scafo con carena ‘anti moto ondoso’ che molti ricorderanno in servizio nella tratta Fondamente Nove-Sant’Erasmo fino agli anni Ottanta del secolo scorso.
Nino squerariòl – come veniva familiarmente chiamato – può a buon diritto essere definito l’ultimo prestigioso rappresentante di quella così peculiare categoria di protomaestri, ancora ben rappresentata a Venezia fino ad alcuni decenni or sono, in grado sia di progettare, sia di costruire imbarcazioni di ogni forma e dimensione, introducendo tecniche aggiornate e materiali inediti: Giuponi fu ad esempio il primo a sperimentare il compensato marino per il fasciame del fondo nelle gondole, dimostrando inconsuete capacità creative e imprenditoriali, affinate nella conduzione di cantieri navali sia a Venezia che all’estero.
Il suo cruccio era quello di non aver saputo formare degli allievi ai quali trasmettere le sue conoscenze e la sua attività: è forse per questo motivo che nel 1984 acconsentì a far mettere ‘nero su bianco’ un dettagliatissimo manuale che descrive in tutte le sue fasi i procedimenti costruttivi della gondola, interrompendo così una consuetudine radicata fra i costruttori navali, che hanno sempre usato trasmettere oralmente, da padre in figlio o da maestro a lavorante, il proprio sapere empirico. Il volume, intitolato Giovanni Giuponi. Arte di far gondole, venne edito con il patrocinio dell’Associazione Settemari nel 1985, contestualmente al complementare volume dedicato alla cantieristica navale di tradizione (Arte degli squerarioli).
Ideati e curati da Giovanni Caniato, i due libri sono da lungo tempo completamente esauriti. Possono essere consultati in molte biblioteche pubbliche di Venezia e del Veneto: si veda, alle voci Giovanni Giuponi e Giovanni Caniato, il sito del Servizio bibliotecario regionale.
In occasione del prossimo centenario della nascita di Giuponi (ottobre 2010) il Comitato ‘Nino Giuponi”, in cooperazione con l’Associazione Arzanà e l’Associazione Settemari, ha programmato di dare alle stampe una nuova edizione del volume, ampliata e aggiornata.