Le vecchie immagini della Venezia dei primi decenni del secolo, mostravano rii affollati di imbarcazioni di tipologie e dimensioni tra le più svariate, sia a remi che a vela, essenziali per i trasporti interni, nell’ambito del bacino lagunare e l’immediato entroterra.
Una grande maggioranza di esse era costituita dalle barche dei numerosi “stazi” dei “Fitabatele” dal nome “batèla” la barca più comunemente usata per il trasporto di materiale, dalle ottime caratteristiche di capienza e facilità di conduzione anche da un solo vogatore. Essi erano sparsi un po’ ovunque lungo i canali del centro storico, qui si potevano affittare le barche ad un prezzo modico, grazie alla concorrenza che essi si facevano, essendo gli “stazi” molto diffusi e spesso a poca distanza tra loro. I gestori provvedevano di norma alla normale manutenzione e riparazione, improvvisandosi spesso anche remeri per la necessità di avere a disposizione sempre remi e forcole efficienti o di rimpiazzo, seppure di fattura molto semplice.
Era uso contraddistinguere le barche di proprietà dipingendo con i colori preferiti la parte terminale della prua e lo specchio di poppa o anche la pala del remo. Una serie di minuziose “norme di esercizio” definivano infine i doveri dei noleggiatori e consegnatari. Il primo regolamento successivo all’annessione di Venezia al Regno d’Italia approvato il 15 giugno 1868 era volto sopratutto a definire l’ammontare della tassa per l’occupazione di spazi acquei in rapporto a dimensione e tipologia del natante.
Con l’inaugurazione del ponte automobilistico translagunare, i veicoli su ruote rimpiazzarono gradualmente le grandi peate e le caorline usate per il trasporto di merci e derrate tra i centri della gronda lagunare e Venezia, sino ad arrivare alla loro estinzione negli anni 60. L’avanzata della motorizzazione e il diffondersi negli anni 70 di società e circoli remieri, privarono i rari stazi superstiti anche delle limitate entrate dovute ai noleggi da diporto e per le regate rionali, causandone la fine.
La dispersione di gran parte della documentazione, non ci consente di avere un quadro esaustivo del numero e delle caratteristiche di questi stazi, si è tentato pertanto di ricostruirlo mediante le poche fonti disomogenee superstiti e sopratutto sulla scorta della tradizione orale.
G.D.P.
A seguire un elenco ricostruttivo degli ultimi stazi di FITABATELE. (tratto da ‘Fitabatele’ a Venezia di G.Caniato) Clicca qui per visionare l’articolo in originale.