Posto sulla cima dei bragozzi e delle tartane serve ad indicare la direzione del vento, esso rappresenta una genuina espressione d’arte tradizionale, costruito dagli stessi pescatori i quali con le punte affilate dei coltelli e punteruoli intagliavano il legno nelle ore di riposo o in attesa di nuovi imbarchi. Ve ne erano di varie misure, sfarzosamente addobbati e di tale complessità e dimensione da ritenere che alcuni non fossero tenuti in cima all’albero con continuità.

Il penèlo del bragozzo chioggiotto era diviso in tre riquadri principali denominati: sgura di sotto, sgura di mezzo e sgura di peneléto. Nella sgura di mezzo venivano raffigurati tutti gli strumenti della Passione di Gesù: la croce, la scala, la lancia, il gallo sulla colonna, la pertica con la spugna ecc.. Le varie aste di sostegno del telaio risultavano in misura sovrabbondante per consentire l’alloggiamento della banderuola e dei contrappesi, che avevano la foggia di uccelli rappresentati nell’atto di sostenere col becco e le ali un disco solare, ed erano dipinti in nero; erano dette “felisse”, da una qualità di colombe conosciute ai pescatori.

Nei penèi più elaborati, sul mezzo del lato suriore della sgura del peneléto, poggiava il “puppolotto” raffigurato in pose curiose, nell’atto di sostenere poggiato su una sola gamba un’asta munita di banderuola e terminante con una croce. Intorno al penèlo venivano fissate molte bandierine rosse e molte campanelle che tintinnavano continuamente. Nel caso che qualche grave lutto colpisse la famiglia del pescatore, il penèlo veniva trasformato: si toglievano i sonagli e le bandierine vistosamente colorate, sostituendole con altre di colore nero e bianco. L’uso dei penèi era così radicato nei pescatori chioggiotti, da entrare nei modi di dire: “Ti xe come un penèlo”, corrispondeva all’italiano “Sei come una banderuola”

testo tratto dal sito”www.sottomarina.net”