La festa delle Marie ha origini molto antiche, rievoca un episodio avenuto nel 948 dogante Pietro Candiano III e i vari cronisti danno versioni i cui dettagli appaiono esposti diversamente. La cronaca attribuita a Daniele Barbaro ci dà una versione che rimarrà definitiva.
Alla chiesa episcopale di San Piero di Castello erano solite convenire fanciulle da marito, ciascuna con la propria dote, rinchiusa iu un cassonetto o arcella in attesa sul sacrato dell’arrivo degli sposi. In quella occasione il governo veneziano usava indire festeggiamenti e, per dare carattere di unità cittadina alla festa, provvedeva a dotare 12 fanciulle povere che, pertanto, partecipavano anch’esse alla cerimonia riccamente ornate di gioie come era consuetudine nei riti nunziali veneziani.
Durante una di queste celebrazioni annuali, pirati triestini attirati dalla speranza di fare un ricco bottino, occultati i natanti, avrebbero preso parte travestiti alla festa. Ad un segnale convenuto armi in pugno avrebbero ferito e ucciso molte persone e, fidando nel grande scompiglio, rapite spose e doti si sarebbero diretti con le loro barche verso il mare per raggiungere le loro navi. Il Doge allestita prontamente una flotta, li avrebbe raggiunti a Caorle presso un porto che da allora si sarebbe chiamato “delle donzelle” liberando le spose, dopo aver ucciso numerosi pirati e incendiato le loro navi.
Nell’occasione si sarebbero particolarmente distinti i fabbricanti di arcelle nuziali, i Casseleri che avevano la loro scuola di devozione nella chiesa di Santa Maria Formosa. In riconoscimento di questa vittoria avrebbero ottenuto che il Doge si sarebbe recato ogni anno alla chiesa di Santa Maria Formosa nel giorno della vigilia della Purificazione ( primo Febbraio ). Sarebbe inoltre stato stabilito che ogni anno 12 statue di legno ( le Marie ), riccamente vestite fossero portate per otto giorni su barche da parata in giro per i canali della città e ospitate in case nobiliari aperte ai visitatori. Le statue erano vestite con abiti ricchissimi, con pettorali intessuti con fili d’oro, perle e pietre preziose e sul capo erano poste auree corone ornate di preziose gemme prestate per l’occasione dal tesoro della Procuratia di San Marco.
Al suo inizio la festa aveva un aspetto puramente religioso che si articolava in un complesso cilclo liturgico in onore della Vergine con varie successive leggi che ne regolamentavano il ludo Mariano.
La festa sopressa nel 1379 per le ristretezze finanziarie in cui si trovava Venezia per la guerra di Chioggia, al suo ripristino si presentò in veste meno religiosa e più mondana. Le statue vennero sostituite da fanciulle sempre riccamente adornate, gli spostamenti su barche erano accompagnati da festosi cortei, il Doge, ricevuti i dovuti omaggi, saliva con tutta la signoria nel Bucintoro per andare sino alla chiesa di Castello per la cerimonia e regate su barche venivano effettuate a ricordo dell’inseguimento ai pirati. Nel 1797 disperse le antiche statue, pettorali e corone furono sgemmati. Per avere idea della ricchezza di queste dodici corone d’oro, basti sapere che complessivamente erano ornate di 1804 perle di varie grossezze, 367 balassi, 365 zaffiri, 150 smeraldi e una ametista, in tutto 2687 tra gemme e perle. Nei pettorali le perle grosse e mezzane sommavano a 2300, le minori a 1989, in tutto 4289. Quanto alle gemme erano 1284 tra ametista, rubini. balassi, zaffiri,smeraldi; fra pietre e perle 5573.
Dell’antica festa se ne conserva la tradizione a carnevale con un corteo di figuranti e dodici belle fanciulle.