A Venezia si viveva un’aria di libertà e libertina diffusa principalmente tra le classi sociali agiate, considerando che molti matrimoni erano frutto di accordi più che di reciproci sentimenti, veniva a volte tollerata una libertà esternata in modo discreto. In una società mercantile ove il marito era via anche per lunghi periodi impegnato nei commerci si concedeva alla moglie di poter essere accompagnata a teatro o per altri motivi da un Cavalier Servente detto “Cicisbeo” ecco che in modo discreto le dame avevano elaborato un loro linguaggio di seduzione, tre erano le cose usate con successo.
1 – La Moretta – detta anche “Muta” è una maschera di origine francese adottata a Venezia costituita da una maschera rotonda di velluto nero che celava il viso ed era trattenuta con la bocca da un bottone che non consentiva di parlare ne rispontere alle lusinghe del corteggiatore sino a quando decideva di toglierla dimostrando così di gradire la compagnia.
2 – I finti nei – in taffettà nero che venivano posizionati in vari punti del viso o della generosa scollatura, essi corrispondevano a un messaggio non verbale ma molto discreto ed esplicito con il quale la dama esternava le proprie aspettative dal corteggiatore.
3 – Il ventaglio – altro immancabile oggetto molto importante ed anche il più esplicativo che costituiva un vero linguaggio seduttivo acconsentendo alla dama di condurre l’approccio o allontanare l’indesiderato senza lasciare traccia. Era un linguaggio dei segni che ubbidivano ad un codice ben conosciuto il cui messaggio variava dal modo di impugnarlo, muoverlo o posizionarlo.