Abitanti di Jesolo ed Eraclea costretti a trasferirsi in laguna per sfuggire a invasioni di altri popoli, si trovarono forzatamente nello stesso territorio lagunare che sarebbe diventato poi Venezia e volendo mantenere una certa distinzione a causa di antiche contese, si stabilirono in zone distinte divise da un corso d’acqua: il Canal Grande. I Castellani occupavano gli attuali sestieri di Castello, San Marco e Dorsoduro con epicentro a San Piero di Castello e indossavano fasce e berretti rossi.
I Nicolotti, stavano negli attuali sestieri di San Polo, Santa Croce e Cannaregio con epicentro a San Nicolò dei Mendicoli e indossavano fasce e berretti neri. Nonostante si identificassero tutti in un’unica città, la loro rivalità si perpetrò per secoli, ma in quei tempi di guerre, lo stesso governo alimentava la rivalità tra i gruppi per avere sempre pronti uomini addestrati alla lotta, acconsentendo che le fazioni si affrontassero in un periodo limitato da Settembre a Natale.
Le sfide avevano luogo sopra un ponte allora privo di parapetti concordato tra le due parti e preceduto da una pubblica sfida come nei tornei medievali. I contendenti decisi a tutto si affrontavano armati di canne indurite nell’olio bollente. Solo dal 1574 le sfide furono acconsentite ai soli pugni senza uso di armi. Il gioco consisteva nel buttare a suon di botte gli avversari nel sottostante canale per conquistare e mantenere il centro del ponte ove alzare la propria insegna.
Iniziavano lo scontro per primi i campioni delle due squadre presto seguiti dalle due fazioni ansiose di menare le mani e composte anche di 300 uomini con uno scontro di massa. Il pubblico stesso eccitato, partecipava alla mischia trasformandola in una guerra generalizzata e solo al calar della notte il massiccio intervento dei gendarmi poneva fine alla contesa. Raccolti i feriti e onorati i morti si brindava alla tregua in attesa del prossimo scontro.
Il governo tentò costantemente di limitarne la cruenza ormai radicata nell’animo dei Veneziani visto che ai pugni a volte si accompagnavano i coltelli. Nel 1705 dopo uno scontro particolarmente luttuoso, proibì tale contesa con una severa legge che prevedeva ai trasgressori anni di pena ai remi nelle galee o carcere duro. Non potendo spegnere lo spirito competitivo, la sfida pugilistica venne riversata su una più civile esibizione di forza atletica: Le forze d’Ercole. Le sfide pugilistiche avvenivano in varie parti di Venezia ma sempre su ponti ed è ancora possibile riconoscerne qualcuno come quello più famoso a San Barnaba o Santa Fosca o in Campo della Guerra, contraddistinti da quattro impronte di piede in pietra d’Istria inserite ai quattro lati della parte centrale del ponte da dove i contendenti davano inizio allo scontro.
G.D.P.